Due cose ha sempre preteso Pallotta dai suoi manager: l’ottenimento dell’equilibrio finanziario e il miglioramento del prestigio del brand. Non che ignori l’importanza delle vittorie ma in attesa del via libera sullo stadio di proprietà, ancora piuttosto lontano all’orizzonte, Pallotta è convinto che i due presupposti di base siano fondamentali per la crescita di un’azienda e quindi, nel caso di specie, per i successi sportivi. Monchi, stimato direttore, in questa stagione rischia di non raggiungere i due obiettivi: se la Roma non va in Champions perde il 35-40% del suo fatturato, vede depauperarsi il patrimonio calciatori a causa dell’obbligo di cessioni pesanti e di conseguenza si svaluta in termini di marchio. Per la panchina della Roma idea Sousa, sogno Conte IL QUADRO – È un’apocalisse che Monchi per primo vuole evitare, a prescindere che resti o meno alla Roma nel medio-lungo periodo
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