Sempre più spesso, nel dibattito politico italiano (e non solo), sentiamo pronunciare il termine “populismo”. Il più delle volte viene utilizzato per sminuire l’avversario, sottintendendo che esso cerca un facile consenso tra gli elettori: il famoso “parlare alla pancia”. Una volta immessa nella testa degli elettori questa concezione di populismo, si è passati ad usarla per ridicolizzare gli argomenti dell’avversario.Il termine “populista” è diventato l’arma dei partiti di governo dell’Unione Europea per tracciare una differenza ontologica tra essi e i partiti che propongono una visione diversa della società, i cosiddetti “antisistema”: “Solo noi (centristi ed europeisti) siamo governativi, gli altri sono solo alla ricerca di facili consensi”. Con questa strategia comunicativa – ormai più efficace della vecchia “reductio ad hitlerum” – i partiti “di sistema” indicano i loro oppositori come immaturi e utopisti, quando non mistificatori e ingannatori, e dunque preclusi al governo di un Paese – argomento simile a quello usato dalla DC contro il PCI, quando, per via dell’URSS, nonostante gli sforzi togliattiani della “via italiana”, la dottrina marxista veniva definita incompatibile con la democrazia.
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